Caccamo ( PA - C.A.P. 90012) dista 48 Km da Palermo, 227 Km da Catania, 112 Km da Agrigento, 111 Km da Caltanissetta, 130 Km da Enna, 231 Km da Messina, 248 Km da Ragusa, 285 Km da Siracusa, 147 Km da Trapani.
Il Comune conta 8.440 abitanti (al 31/12/06) e ha una superficie di 18.780 ettari. Sorge in una zona collinare interna, posta a 521 metri sopra il livello del mare. Diverse ipotesi sono state fatte sull’origine del nome Caccamo e quindi della Città stessa: alcuni storici lo ricondurrebbero al greco kakabe: pernice o al latino càcabus: caldaia (dalla forma del costone roccioso su cui si erge il Castello); più verosimilmente, al cartaginese caccabe: testa di cavallo (immagine presente nello stemma della Città). Per tutto il secolo XIV fu sotto il dominio della famiglia Chiaramonte, la quale valorizzò notevolmente il territorio. Passato sotto la signoria degli Henriquez- Cabrera, conti di Modica, il centro godette di grande prestigio fino al secolo XVIII secolo. Da ricordare il 1646, anno in cui Caccamo fu elevata a rango di Città da Don Giovanni Alfonso Henriquez De Cabrera. L’ultima grande signoria di Caccamo appartenne ai De Spuches (1813), che rimasero proprietari del Castello fino al 1963, anno in cui esso fu acquistato dalla Regione Siciliana. Fra i De Spuches si distinse don Giuseppe che, insieme alla moglie, la poetessa Giuseppina Turrisi Colonna, trasformò il Castello in luogo di incontri letterari, ospitando i più noti esponenti della cultura del tempo e confermando, ancora una volta, l’importanza che questo borgo e il suo maestoso castello hanno avuto nella storia. Caccamo è ricchissima di beni artistici, la maggior parte dei quali custoditi nelle numerose Chiese. Visitando quelle più importanti (il Duomo , l’Annunziata, S. Benedetto alla Badia, S. Maria degli Angeli, ecc..), si compie un meraviglioso viaggio virtuale che attraversa le principali correnti artistiche succedutesi dal XIV sec. in poi. Il Duomo, dedicato a S. Giorgio Martire, custodisce importantissime opere della pittura fiamminga e olandese del cinquecento: “L’incontro di Gesù con la Veronica” di Simone da Wobrek; “Il miracolo di
S.Isidoro Agricola “di Matthias Stomer. Conserva anche pregevoli esempi di quella pittura italiana del seicento, dalle suggestioni caravaggesche alternate ad ambientazioni più auliche, come la serie de “I cinque sensi”di Jan Van Houbracken, i dipinti di Vincenzo La Barbera e soprattutto la pala d’altare: “La Crocifissione tra i Santi Rosalia e Rocco” di Pietro Novelli. Significative sono inoltre le testimonianze della pittura siciliana del settecento, in particolare gli affreschi del pittore Vito D’Anna : “Il trionfo di S. Giorgio”, “La moltiplicazione dei pani”, le quattro scene bibliche della Cappella del SS.Sacramento e l’affresco con le quattro virtù teologali sulla volta. Di Giuseppe Velasco (il Velasquez) sono invece i dipinti “S.Sebastiano” e “S.Gaetano”. Incantevole è ancora il fonte battesimale in marmo bianco, superbo esempio dell’arte di Antonello Gagini. Ad Antonello Gagini è attribuita inoltre la “Madonna col Bambino”, sicuramente una delle più belle opere dello scultore, custodita nella Chiesa S.Maria degli Angeli, nella quale si può ammirare, inoltre, il soffitto a capriate della navata maggiore, decorato con disegni policromi su legno (sec. XV). |